Tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini

Nel Vangelo di Marco che seguiamo in queste domeniche, siamo giunti ad un episodio
centrale, non per nulla riportato anche da tutti gli altri Vangeli sinottici.
Dopo aver compiuto segni potenti e aver parlato con autorità, Gesù chiede un’opinione su di
sé: “La gente, chi dice che io sia?”. I discepoli rispondono citando grandi uomini di Dio.
Questa è una risposta che ancora oggi la maggior parte delle persone, forse anche cristiane,
danno su Gesù: un grande uomo, uno dei grandi pensatori, saggi, illuminati della storia ma
pur sempre un uomo di cui ammirare l’esempio.
Egli però, interpella ulteriormente i suoi discepoli, perché dal tipo di risposta su di lui dipende
la qualità e l’autenticità della nostra fede. “Ma voi chi dite che io sia?”. Egli ci chiede una
presa di posizione personale, non solo “per sentito dire”. In altri termini “Chi è per me il
Signore?”. Cioè quanto incide sulla mia vita, sulle mie scelte, decisioni, orientamenti? Pietro
allora prende la parola e ispirato risponde: “Tu sei il Cristo”. Ecco arrivati ad un primo vertice:
Gesù non come uno dei tanti uomini di Dio ma “il” Messia, l’atteso, il liberatore di Israele.
Ma non basta. Da questo momento Gesù inizia un altro tipo di insegnamento: comincia a
parlare ai suoi discepoli della sua passione e croce che tra non molto egli vivrà. È una doccia
fredda sull’entusiasmo dei discepoli che, influenzati anch’essi dal contesto storico e religioso
del tempo, pensavano ad un Messia realmente liberatore di un popolo oppresso dal potere
militare del tempo oppure un restauratore di un Regno di Dio pensato secondo categorie
politiche o religiose prettamente umane. Si comprende allora la reazione negativa di Pietro e
l’altrettanta dura reazione di Gesù: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo
Dio, ma secondo gli uomini”. Ed ecco il secondo vertice di questo episodio: Gesù inizia ad
educarci a un messianismo all’opposto delle nostre categorie umane. Un Messia come
quello intuito dai profeti: sconfitto, maltrattato, umiliato, incompreso, scartato da tutti, senza
consenso da parte di nessuno che afferma la verità ed opera la liberazione con la sua
personale sofferenza. Eppure alla fine vittorioso, perché completamente consegnato
all’amore del Padre. Forse anche noi abbiamo ragionato come Pietro quando, pur
dichiarandoci dei buoni cristiani, abbiamo in fondo ragionato con categorie umane
ricercando il consenso, l’affermazione, l’incidenza sociale, il plauso, abbiamo ostentato la
nostra carità, oppure ci siamo piegati alla morale del mondo negando la verità del Vangelo
pur di non venir biasimati o isolati. In fondo non siamo stati capaci di rinunciare alle pretese
del nostro “io” e seguito Gesù sulla via stretta della croce.
Dobbiamo forse ritrovare l’autentico fondamento del nostro modo di pensare ed agire
cristiano, troppo spesso impostato “non secondo Dio ma secondo gli uomini”.
Don Francesco Maria

(Foto tratta dal web)

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