La celebrazione della festa di I Comunione è sempre stata problematica nella nostra parrocchia causa, come ben sappiamo, della piccolezza della chiesa.
Il problema era presente già al tempo di don Luigi Fontanot che, come egli stesso mi confidò, cercò di risolvere in diversi modi senza una vera soluzione. Così fu anche per il precedente parroco don Fulvio, negli ultimi tempi con la soluzione di due S.Messe all’aperto ma, con notevolissime problematiche, anche da lui riconosciute (tra l’altro l’impossibilità in caso di mal tempo, o di sole battente sui fedeli e gli stessi bambini, o per temperatura troppo bassa; senza contare l’estrema dispersività e disturbo dell’ambiente esterno con la presenza a distanza di pochi metri di ben due bar in piena attività…).
Lo stesso problema ci siamo trovati ad affrontare in questi ultimi anni. A questo abbiamo cercato di ovviare dividendo il numero dei bambini in gruppi e moltiplicando il numero delle celebrazioni, ma non trovando una soluzione sufficiente. Qualche anno i fa per esempio, siamo stati costretti ad abolire per ben due domeniche la S.Messa principale delle 10.30 per celebrare in quelle giornate le due S.Messe di I Comunione alle 9.30 ed alle 11.00. Nonostante questo estremo sforzo delle catechiste, del coro, addetti alla liturgia ed il parroco, la chiesa è risultata comunque insufficiente visto che molte persone hanno seguito la celebrazione interamente in piedi, accalcate una sull’altra, e molte non sono nemmeno riuscite a entrare in chiesa…, tra l’altro con notevoli problemi di libertà di movimento di temperatura, circolo dell’aria, e, non dimentichiamolo, anche oltre ogni criterio di dovuta e necessaria sicurezza. Pensiamo cosa sarebbe successo in caso di necessità di un veloce sgombero (per esempio in caso del malore di una persona o una situazione di panico collettivo) o anche semplicemente la presenza di qualche persona disabile in carrozzella.
Con un calcolo approssimativo ma non errato, con anni dì esperienza in diverse parrocchie posso dire che per ogni quindicina di bambini si ha un concorso di genitori, parenti, amici di circa 280-300 persone ( in certi casi molte di più). Lo scorso anno abbiamo celebrato 2 S.Messe di I Comunione nella chiesa a Ronchi contenente 400 posti a sedere. In ogni celebrazione avranno partecipato più 500 persone.
Ora, la nostra chiesa accoglie nei banchi esattamente 96 posti, poi ci sono nell’aula circa 40 sedie che però se utilizzare tutte riducono a pochissimi i posti in piedi. Ciò significa che in ogni celebrazione di I comunione di 15 ragazzi ci sarebbero di fatto almeno altre 150 persone da sistemare o in piedi, o sulla porta o di fatto fuori dalla chiesa stessa, come (anche se quelli dentro non si accorgono) spesso accade.
È giusto? È dignitoso? È nelle norme di sicurezza?
Come parroco il mio grande desiderio è anzitutto quello di una celebrazione il più possibile partecipata, dignitosa, non spezzettata in tanti gruppi, che veramente aiuti, anche coloro che magari sono lì per la prima volta, a partecipare, possibilmente trovando almeno una sistemazione che favorisca il più possibile il raccoglimento. Penso soprattutto alle molte persone anziane. Sono sicuro che questo è anche il desiderio ultimo di tutti i bambini e di molti genitori.
Certamente, per primo, la mia grande aspirazione sarebbe di celebrarla nella mia parrocchia, nella chiesa dove opero come parroco. Sono il primo a rammaricarmi di non avere una chiesa parrocchiale sufficiente da non poter accogliere, in queste ed in altre occasioni, il maggior numero possibile di persone della comunità.
Ora recentemente, proprio pensando a tutto questo per la celebrazione della Cresima, come sopra citato, abbiamo utilizzato una chiesa vicina. È stata una scelta felice perché ha permesso una liturgia davvero comunitaria, dove tutti hanno avuto la possibilità di seguire con una certa comodità che ha notevolmente favorito la partecipazione. Ciò non ha tolto nulla al fatto di essere comunità di Staranzano, né è dispiaciuto ai ragazzi che sono stati anzi contenti di aver sentito e visto concretamente attorno a loro l’abbraccio di tutta la comunità. Utilizzare quella chiesa è stato solo un fatto pratico in vista di un bene di fede, pastorale e liturgico. Ciò che costruisce concretamente la comunità è la continuità alla partecipazione alla S.Messa domenicale, alle attività e percorsi proposti ed il volersi bene tra noi, rispettare, voler bene ed accogliere il parroco come tale.
Ora invito tutti a riflettere e a pensare veramente al vero bene dei ragazzi. Forse questo richiede anche di uscire un po’ da alcuni schemi e da esigenze o affetti personali per guardare davvero al bene di tutti nell’autentica fede che ci fa persone libere ed aperte. Tenendo anche conto che ormai la maggior parte degli abitanti di Staranzano (più del 70%) e quindi di coloro che frequentano, sono nativi da altri paesi limitrofi o di altre regioni che hanno lo stesso peso decisionale e di cui, anche come Consiglio pastorale dobbiamo sempre più tener conto.
Come già avvenuto per la I Comunione lo scorso anno la prospettiva anche quest’anno è di due celebrazioni in due domeniche successive alle ore 11.30 nella chiesa di Maria Madre in Ronchi dei Legionari, paese qui limitrofo.
Questa soluzione permette di non spezzettare troppo il gruppo, non compromette affatto il pranzo comunitario preparato dal gruppo Scout, darebbe la possibilità a tutti di partecipare, non amplificherebbe lo sforzo delle catechiste, del coro, del parroco, racchiudendo la celebrazione in due sole S.Messe, non richiederebbe la sospensione della S.Messa principale delle 10.30, tutti i genitori, parenti, amici troverebbero lo spazio per partecipare con i ragazzi che sentirebbero e vedrebbero concretamente attorno a sé una buona parte della comunità.
Una delle mamme, condividendo queste problematiche e la proposta esposta loro, ha detto: “Penso non sia importante il contenitore ma il contenuto, quindi è buono ci sia un luogo che permetta a tutti di partecipare. La comunità si costruisce e si vive poi in altri modi…”
Come parroco, dopo aver ascoltato le varie considerazioni ed opinioni, se espresse in modo rispettoso ed ecclesiale, ed aver vagliato le varie possibili soluzioni, come responsabile ultimo di fronte a Dio ed al Vescovo ed anche alla società civile, della pastorale, della liturgia, della situazione economica ed anche della sicurezza, penso sarebbe bene accogliere questa soluzione.
Confidando sulla vostra fiducia e comprensione.
Staranzano, dicembre 2013
Don Francesco Maria Fragiacomo.