36618_all_039_03Un avvenimento bello ed inaspettato ci viene testimoniato nella prima lettura e nel salmo. Il popolo d’Israele, dopo anni di esilio e prove durissime, ritrova la strada del ritorno e della pace. Un fatto a suo tempo già immaginato ed annunciato dal profeta. Come in tempo di prosperità egli ha sferzato il popolo per la dimenticanza ed infedeltà in Dio così, in tempi difficili lo consola ricordandogli la promessa e bontà di Dio. Le immagini sono molto belle e consolanti, anche per noi oggi di fronte alle nostre prove e sofferenze: “Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni”; “Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia”; “Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia”.
Il brano dalla lettera agli Ebrei, che seguiamo in queste domeniche, riprende la riflessione sul sacerdote perfetto, pienamente solidale con la sofferenza degli uomini e pienamente in comunione con Dio e quindi capace di riparare, guarire gli uomini dai loro peccati. È davvero una bella notizia sapere che i nostri molti errori possono essere riparati ed è sempre possibile ricominciare. Ma si tratta di riconoscere e vedere tutto questo.
Gesù, in Marco, guarisce un ultima volta. I miracoli nel Vangelo non sono solo per quella persona incontrata da Gesù, ma hanno un significato ulteriore che siamo chiamati a cogliere perché quella parola potente si realizzi anche in noi. I particolari del racconto allora diventano importanti: Gesù che passa, il cieco sulla strada che grida, la folla che lo vuol far tacere e lui che grida ancora più forte e Gesù che si ferma e lo chiama: “Cosa vuoi che io ti faccia?”, “Va’, la tua fede ti ha salvato”. Il miracolo è dunque la fede, che avviene dopo il nostro grido- preghiera. Essa è come una vista che permette di vedere “di nuovo”. Perché sono tante le nostre cecità. Senza speranza, senza amore, senza fede rimaniamo accecati dalle nostre paure, disperazioni, dal rimorso dei nostri errori, dalle visioni umane limitate.
Il cieco guarito segue Gesù. Cosa vedrà? Di lì a poco lo vedrà in croce sofferente a compiere un atto di amore potentissimo capace di rimediare tutto, di perdonare tutto. E sarà solo un momento prima dell’esplosione di vita il giorno di Pasqua.
Se avessimo più fede, più vista quante cose belle vedremmo, quanta misericordia, quanta speranza, quanto bene in Dio già adesso possibile e reale, quante meno lacrime per la semente gettata e più gioia per il futuro e certissimo raccolto.