Staranzano, Sala consigliare, 3 ottobre 2018

Ringrazio di cuore il Sindaco Riccardo Marchesan, per l’invito a questo saluto ufficiale qui nella sala consigliare, penso non solo a nome vostro ma anche della comunità civile di Staranzano. Ringrazio anche voi Consiglieri ora presenti, per questi dieci anni passati insieme, nel mio servizio di parroco oltre che come vostro cittadino.

È importante che in un paese ci sia collaborazione positiva tra istituzione civile e quella religiosa, ciascuna naturalmente operante nel suo ambito, con rispetto e stima reciproca. Non è sempre scontata questa relazione armonica.

Nel Vangelo Gesù parla di questo rapporto, spesso problematico, nel famoso passo nella quale gli chiedono se i discepoli dovevano o meno pagare le tasse. In modo lapidario egli risolve la questione, in quel contesto storico non per nulla scontata, con la frase: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22,21). Per Cesare s’intende, in senso lato, l’aspetto civile della società umana, per Dio la dimensione trascendete dell’uomo.

I cristiani hanno così imparato a distinguere i campi. Sin dalle origini hanno cercato di essere, così come esortato anche negli scritti del Nuovo Testamento, anzitutto dei buoni cittadini. Ma conciliare, diciamo così, i due poteri, non è stato sempre facile nella storia. Ci sono stati momenti in cui il potere politico ha voluto dominare e controllare la dimensione religiosa, pensiamo ancora oggi cosa avviene in Cina riguardo proprio la Chiesa Cattolica, o momenti in cui la sfera religiosa ha voluto influenzare quella civile, pensiamo ancora oggi certi stati islamici dove la legge coranica diventa ordinamento giuridico dello stato.

Il filoso J. Maritain sottolineava un’importante principio: “Distinguere per unire”.

Quando si ha la chiarezza dei principi, dei mezzi e delle mete delle diverse realtà, allora si trovano anche le ragioni della loro collaborazione e unità. Distinguere per unire. Distinguere, non separare.

Pensiamo all’acqua e alla terra. L’una può fecondare l’altra. Ma se si mescolano in modo disordinato allora diventano fango con cui ne coltivi il buon seme né ti disseti.

Credo che in questi anni, come parroco, abbia sempre distinto le due realtà rispettando il vostro compito nell’ambito dell’amministrazione civile. Anche se come cittadino sono sempre andato a votare e magari in colloqui personali mi sia confrontato in amicizia con qualcuno di voi, non penso di essere mai intervenuto pubblicamente nel dibattito politico o nelle vostre varie questioni interne.

Viceversa invece, devo dire che quando, come parrocchia, ci siamo trovati ad affrontare un importante problema educativo relativo all’ambito strettamente ecclesiale, qualcuno, anche con ruoli politici ufficiali, non è riuscito a distinguere gli ambiti e a capire che, da parte nostra, nessuno negava diritti civili acquisiti, ma poneva un problema educativo nelle associazioni cattoliche. E dunque molte sono state ingiustamente le accuse verso di me.

Tra l’altro bisognerebbe ricordare a qualche cittadino, visto che si parla di diritti, che nel nostro ordinamento giuridico è sancito il diritto ad una buona fama e lederla è un reato.

Del resto però, devo dire che in questi anni abbiamo collaborato davvero bene nell’ambito della carità. Con il Fondo di Solidarietà parrocchiale e l’assessore alle politiche sociali e i vari uffici competenti, abbiamo ben lavorato in rete e possiamo dire che a Staranzano questo è svolto in modo esemplare.

Ma, tornando ancora alla fecondità reciproca che si può avere tra istituzione civile e quella religiosa cosa può dare la Parrocchia, cioè la comunità cristiana cattolica, alla comunità laica? Come può essere utile per la realtà di un paese come il nostro?

La Comunità cristiana, può essere segno e strumento della novità del Vangelo. Può cioè dare speranza, fiducia, indicare valori alti e un senso alto e grande dell’uomo e della vita, penso in modo particolare alle nuove generazioni. Perché questo oggi è quello che manca. Anzi questa è propria la grande povertà da combattere. Spesso, parlando con persone materialmente povere constato che in fondo la loro indigenza è solo un effetto di una povertà di fondo più grande: povertà di senso, di rapporti umani, di speranza appunto, di perdono, di fede.

Ma in fondo, come credente penso che sia quello che manca oggi all’Europa, all’Italia, al nostro paese: la speranza. Un segno evidente di questo non è solo il calo di vocazioni religiose, ma in fondo, anche il calo demografico, ma anche del volontariato, di famiglie stabili, di giovani entusiasti della vita e del futuro.

Quindi complimenti all’assessore mamma qui presente con il braccio il suo terzo figlio. Davvero grazie per aver avuto coraggio, oggi non scontato, di aver rotto il “muro” del “due figli” e basta!

Ancora grazie a voi della targa ricordo del nostro camminare insieme in questi dieci anni.

Auguro dunque a questo paese di collaborare bene con i nuovi sacerdoti che saranno in servizio in questo paese. Siete nelle mie preghiere.

Don Francesco Maria