Una cosa è essere accolti, un’altra è assumere responsabilità educative.
Per esempio: nella scuola tutti sono accolti, ma le responsabilità educative sono date principalmente a coloro che sono preparati, incaricati ufficialmente per tale compito e condividono i programmi educativi e formativi della scuola.
Così nella Chiesa: tutti sono accolti, ma le responsabilità educative richiedono alcune prerogative fondamentali, come condividere e credere, con l’insegnamento e con l’esempio, le mete, le finalità della Chiesa nei vari aspetti della vita cristiana.
(foto tratta dal web)

Apprendo da Internet la vicenda del capo scout gay a cui è stato chiesto di rinunciare al suo ruolo.
Premetto che sono stato scout molti anni, e capo per 5 di essi.
Mi trovo d’accordo con il parroco su questo.
Non nego che un buon capo scout (anche se gay) non possa avere un ruolo positivo, magari anche molto positivo, sull’educazione dei ragazzi, tuttavia la sua coscienza dovrebbe suggerirgli un “passo indietro” ed un ruolo che non richieda l’onere di essere modello di ispirazione.
Questo in quanto AGESCI, pur nelle turbolenze degli anni più difficili, ha una storia profondamente intrecciata ai valori della Chiesa, e chiede (nei fatti prima ancora che nello statuto) che i capi siano testimoni viventi di tali valori.
Le attività di un gruppo scout offrono comunque la possibilità ad altri adulti – che non siano capi – di dare un contributo onesto e generoso all’educazione dei ragazzi. Esistono i ruoli “ufficiali” dell’Aiuto capo chenon tolgono dignità ma allo stesso tempo scaricano una parte del’
I ragazzi, dai lupetti fino alla tarda adolescenza, sono come spugne, e assorbono molto di più di quanto possiamo e vogliamo immaginare.
L’affetto che lega i ragazzi ai capi è profondo e sincero, ma non per questo i ragazzi devono sostituirsi alla saggezza della Comunità Capi a cui essi sono affidati.
Un ultimo pensiero lo rivolgo come genitore: non vorrei che – magari attraverso l’affetto sincero verso una capo buono, bravo e gay, i miei figli assorbissero dubbi circa la natura profonda del matrimonio cristiano o circa la loro stessa identità sessuale. So per certo che la Chiesa accoglie i gay e allo stesso tempo chiede loro discrezione, non perchè siano un obbrorio, ma perchè posso essere motivo di confusione per chi ancora cerca la sua strada.
Ho amici gay a cui voglio molto bene, e la cui discrezione e delicatezza è per me motivo di affetto ancora più profondo e duraturo.
Lo sposarsi nella stessa comunità in cui si porta il ruolo di educatore secondo me è contrario a questa delicatezza, ed espone i più giiovani a dubbi (avranno ragione loro? avrà ragione la chiesa? chi ha ragione?) i cui effetti si produrranno qualno il clamore di questa vicenda si sarà placato da molto, molto tempo…
Un cordiale e fraterno saluto a tre dita a Marco di Just così come a don Francesco.