NON ABBIATE PAURA
O Dio, che affidi alla nostra debolezza l’annunzio profetico della tua parola… Inizia con queste parole la preghiera che questa domenica ci introduce alle letture. Nel Vangelo, Gesù invia i suoi discepoli per un primo “esperimento missionario”. Certamente il vero mandato lo troveremo alla fine del Vangelo di Matteo: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli…, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”. La missione si realizzerà dopo la Pentecoste, con il dono e la potenza dello Spirito Santo. Ora invece, Gesù insegna, soprattutto ai dodici, lo stile, le prerogative, le “istruzioni buone” perché il vero discepolo impari a vivere questa dimensione fondamentale e costitutiva della sua vita di fede. Per tre volte Gesù scandisce il ritornello: “Non abbiate paura…” degli uomini, di quelli che uccido il corpo ma non hanno potere di uccidere l’anima, di tutte le difficoltà che sopraggiungono quando annunciamo davvero la Parola del Vangelo. Un annuncio coraggioso, senza ritrosie, “dalle terrazze”, in piena luce e nella luce della nostra vita. Ma certamente, la luce della Parola non sarà accolta dalle “tenebre” del male, come tutta la vicenda di Gesù, Parola fatta carne, mostra eloquentemente: “Venne tra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” (Gv 1, 11). D’altra parte noi siamo chiamati a seguire le orme del nostro Maestro e prima di lui dei profeti che l’hanno preceduto. Nella prima lettura troviamo uno spaccato della storia di Geremia, profeta incompreso e rifiutato dal suo popolo, dai suoi amici, dai suoi parenti, dopo aver annunciato quella Parola di Dio che risuonava in lui, pur sapendola dura e forte per il suo popolo, e che gli era come un fuoco dentro, impossibile da trattenere.
Per noi cristiani annunciare questa Parola è un onore ma anche un grave dovere, perché è una parola di salvezza e di vita. Paolo, nella seconda lettura, ci fa drammaticamente capire quale è la condizione dell’uomo in attesa del Vangelo: “il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato”. Si tratta allora di annunciare quel dono sovrabbondante di grazia che Gesù Cristo ha e vuole continuamente riversare “in abbondanza su tutti”.
Se davvero ci crediamo possiamo non condividerlo con tutti gli uomini?. I nostri Santi Patroni che celebreremo questa settimana siano in questo senso per noi maestri e guide.
Don Francesco Maria
(foto tratta dal web)
